Reshoring, intervento statale e boom digitale: il mondo post-Covid

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Reshoring

I temi del reshoring, dell’intervento statale e del boom digitale saranno tre megatrend sempre più centrali nel mondo post pandemia

La crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19 è stata violenta sotto ogni prospettiva: umana, economica, finanziaria e, soprattutto, psicologica. Ha reso evidente varie lacune nel modo in cui la nostra società è organizzata, in un momento in cui la sostenibilità dei nostri modelli di crescita era già sotto la lente di ingrandimento.

Per alcuni aspetti, questa terribile crisi ha un lato positivo, in quanto ha obbligato a dare la precedenza alla salute rispetto alle questioni economiche. La crisi potrebbe, in ultima analisi, accelerare una trasformazione già in corso, legata alla lotta al riscaldamento globale: potremmo forse in futuro dedicare all’emergenza climatica sforzi simili a quelli fatti per proteggere la salute pubblica dalla pandemia, e anche alle aziende sarà chiesto di fare la loro parte.

Di certo, l’economia sociale e solidale diventerà in un importante tema di investimento. Elementi come l’ubicazione geografica delle società in outsourcing (dal punto di vista della sicurezza e dell’impronta ecologica) saranno sottoposti a uno scrutinio maggiore. Potremmo vedere i flussi di investimento allontanarsi da quelle aziende meno responsabili dal punto di vista sociale e fiscale. In breve, gli investitori saranno attratti sempre di più dai temi propri degli investimenti SRI. Ci sono inoltre tre megatrend che questa crisi sembra aver creato o, quanto meno, accelerato.

L’era del “reshoring”?
Il reshoring era già al centro del dibattito per l’esigenza di ridurre le emissioni e per la guerra commerciale tra Cina ed USA. La crisi attuale ha mostrato come un paese possa mettere a rischio la propria sicurezza, dipendendo troppo dagli altri paesi per i beni di cui ha bisogno; allo stesso tempo, un outsourcing eccessivo potrebbe diminuire il suo know-how e danneggiare il tessuto sociale. Molte aziende probabilmente adotteranno strategie per accorciare la proprie catene di produzione; tuttavia avranno davanti anche l’ostacolo di costi maggiori (in particolare il costo del lavoro) e dovranno formare la forza lavoro locale perché abbia le competenze necessarie. Questo processo potrebbe quindi riguardare solo alcuni settori strategici, e potrebbe inoltre accelerare l’adozione della robotica, per cui dovrebbero beneficiarne le aziende specializzate nell’automazione dei processi di produzione.

Il tema del reshoring probabilmente toccherà molto il settore farmaceutico, per evidenti ragioni di sicurezza. Anche il settore della distribuzione punterà ad accorciare le distanze, e questo potrebbe cambiare il modo di operare della logistica. Così come grandi cambiamenti dovrebbero attendere l’industria del turismo, con effetti negativi per le compagnie aeree e le navi da crociera, e invece un boom del turismo domestico cinese (finora inesistente).

La tecnologia e le nostre vite online
Mai è stato chiaro come durante l’ultimo lockdown: non possiamo vivere senza tecnologia, e ne diventeremo sempre più dipendenti. Basti guardare ai prezzi delle azioni delle big tech e di aziende più piccole nel segmento delle teleconferenze per rendersene conto. Sempre più attività economiche svilupperanno una loro gamma di servizi online, e ciò porterà a investimenti ancora maggiori nel settore: sviluppatori, reti, telecomunicazioni, 5G etc.

Il lavoro da remoto si è dimostrato efficace e utile, oltre ad avere un impatto ecologico positivo grazie ai minori spostamenti. Le strutture organizzative saranno revisionate radicalmente, e forse sarà necessario ripensare gli immobili per uffici. Lo shopping online ha acquisito ulteriore popolarità e continuerà a crescere rapidamente. Ciò solleva interrogativi sulla catena logistica, in particolare sull'”ultimo miglio” (droni, veicoli elettrici intelligenti, ecc.).

Anche l’assistenza sanitaria online è diventata di dominio pubblico: ora viene applicata su larga scala e si è dimostrata efficace. Si tratta di una vera innovazione con grande potenziale. Assisteremo a un’impennata della consultazione online e dei software di medicina digitale, ad esempio con i moduli di intelligenza artificiale. Tali software saranno collegati direttamente ai centri di distribuzione dei farmaci attraverso sistemi di ordinazione automatizzati. Già diverse società quotate in borsa operano in questo campo, soprattutto negli USA; alcune di essere hanno capitalizzazione di mercato superiori a 10 miliardi di dollari e hanno performato molto bene nel 2020. Dal 2015 la telemedicina è cresciuta mediamente di una media annua del 25% e il ritmo potrebbe aumentare, con i ricavi totali del settore che dovrebbero passare da 2,6 a 30 miliardi di dollari nel giro di pochi anni.

L’intervento statale è tornato (e anche il debito)
Il liberalismo economico e la globalizzazione, due concetti che hanno pervaso gli ultimi 30 anni, sembrano arrivati a un punto di crisi. La mentalità sta cambiando velocemente, e la necessità dei servizi pubblici – intesi in senso ampio – riacquisterà popolarità. I governi dovrebbero tuttavia astenersi dall’andare troppo oltre, poiché la storia ha dimostrato che l’eccessivo controllo dello Stato e le nazionalizzazioni hanno i loro limiti. La necessità di occuparsi di una serie di questioni chiave ridarà vigore ai concetti di pianificazione e gestione strategica da parte del governo, con un impatto su una serie di aree finora rimaste fuori dalla mano pubblica. Naturalmente, questo riporterà a galla il problema del debito pubblico. Il mondo occidentale, e l’Europa in particolare, sembra andare incontro a una forma di giapponesizzazione, con un debito pubblico massiccio detenuto per lo più a livello domestico dalla banca centrale e dai risparmiatori. In casi come questo, un paese può decidere o di non ripagare il proprio debito e rinnovarlo all’infinito, o aumentare i proventi dalle tasse, il che non avrebbe molto senso nella situazione attuale. Ci stiamo sempre più indirizzando verso una nozione di “reddito universale”. Inoltre, la combinazione di debito e iniezioni di liquidità solleva dubbi sul valore intrinseco della moneta, poiché ogni unità aggiuntiva di debito crea sempre minor crescita. Questo potrebbe essere una buona notizia per i real assets e l’oro, e generare una nuova spinta in favore delle criptovalute.

Certo, fare analisi in un periodo così carico a livello emotivo è rischioso. Le grandi crisi portano a una visione miope, e i problemi del momento tendono a venir ingigantiti. Ma i tre fenomeni che abbiamo descritto sembrano reali e duraturi, e ci sostengono nella nostra scelta di puntare sugli investimenti SRI. Le lezioni che il mondo dovrà imparare da questa crisi sono, ormai è evidente, molteplici.

Commento a cura di Jean-Marie Mercadal, CIO di Ofi Asset Management

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