Il Presidente Usa Donald Trump si è trovato a dover affrontare ancora una volta la sempre più concreta possibilità di un impeachment
Ci sembra quindi il momento giusto per tornare a guardare i risultati di una nostra ricerca del 2017, in cui esaminavamo la storia dei mercati e come questi avevano reagito all’avvio di procedure di impeachment in passato.
Breve storia degli impeachment
La Costituzione degli Stati Uniti prevede che un Presidente possa subire un impeachment per “tradimento, corruzione o altri gravi crimini e misfatti”. La procedura può portare alla destituzione di un Presidente in carica. Il numero di impeachment avvenuti negli Stati Uniti è abbastanza contenuto: ci sono stati solo tre tentativi di destituire un Presidente in carica sin dalla fondazione del Paese (Andrew Johnson, Richard Nixon e Bill Clinton).
Andrew Johnson, che è stato Presidente tra il 1865 e il 1869, ha subito un impeachment dalla Camera dei Rappresentanti per “gravi crimini e misfatti” per non aver fornito sufficiente protezione agli ex schiavi dopo la fine della Guerra Civile Usa. È stato poi assolto dal Senato degli Stati Uniti. Richard Nixon, Presidente Usa tra il 1969 e il 1974, si è dimesso prima di un impeachment quasi certo in seguito allo scandalo Watergate. Bill Clinton, Presidente tra il 1993 e il 2001, ha subito un impeachment dalla Camera dei Rappresentanti perché accusato di falsa testimonianza e ostruzione alla giustizia con l’obiettivo di nascondere la relazione con Monica Lewinsky, stagista alla Casa Bianca. È stato poi assolto dal Senato.
I mercati reagiscono di fronte a un impeachment?
A un primo sguardo sembrerebbe non esistere un percorso obbligato. Abbiamo trovato prove deboli e non convincenti a sostegno della tesi per cui l’impeachment porta a una maggiore volatilità, anche se queste sembrano essere più solide nelle fasi in cui non vi era un quantitative easing attivo.
Gli impeachment sono spesso associati in modo variabile a performance più deboli, più solide o indifferenti nei vari mercati. Tuttavia, scavando più in profondità, possiamo associare l’impatto sulle performance di mercato alle aspettative su cambiamenti nelle politiche in seguito a un impeachment. Quando si ha la percezione diffusa che le politiche governative stiano danneggiando l’economia, la possibilità di un cambiamento al governo sostiene le performance degli asset. Tuttavia, quando si ritiene che un Governo sia di beneficio per l’economia, o almeno che non la stia danneggiando, la prospettiva di un cambiamento può provocare nervosismi sui mercati.
La reazione del mercato in concomitanza dell’impeachment di Clinton è esemplificativa in tal senso, soprattutto a causa del rally che ha fatto seguito alla sua assoluzione. Naturalmente, ciò può rappresentare sia un sollievo dovuto all’eliminazione dell’incertezza, sia un segnale di approvazione della sua politica governativa.
Case study: l’impeachment del Presidente Clinton
La notizia del coinvolgimento del Presidente Clinton nello scandalo con Monica Lewinsky si è diffusa il 17 gennaio 1998. Lewinsky ha acconsentito a testimoniare solo alla fine di luglio dello stesso anno e il 17 agosto Clinton ha ammesso di aver avuto una relazione “inappropriata”. A dicembre il Congresso a maggioranza repubblicana ha votato per dare il via alla procedura di impeachment, per falsa testimonianza e ostruzione alla giustizia. Il processo è iniziato a gennaio 1999 e si è concluso con l’assoluzione di Clinton nel febbraio dello stesso anno.
Analizzando la Figura 1, nella prima metà del 1998 non si nota un grande impatto dello scandalo sui mercati. Anche se ci fu un aumento di volatilità dopo la confessione di Clinton, bisogna considerare che ciò coincise con la crisi del debito in Russia e il conseguente fallimento di Long Term Capital Management negli Stati Uniti. Il mercato Usa ha poi sovraperformato dopo la sua assoluzione. I bond nel frattempo entrarono in rally con la confessione e in sell-off con l’assoluzione.
Cosa significa per gli investitori?
Il mercato azionario Usa è sceso notevolmente nei giorni seguenti all’annuncio della richiesta di impeachment da parte di Nancy Pelosi. Tuttavia, non è certo che tra i due avvenimenti ci sia un legame diretto. Due anni fa eravamo giunti alla conclusione che gli investitori preoccupati dalla situazione negli Stati Uniti o da simili eventi politici a livello globale dovrebbero considerare due elementi fondamentali. Primo, quale direzione seguiranno le politiche se il tentativo di impeachment andrà a buon fine? E secondo, quanto è probabile che questo tentativo abbia successo?
Tuttavia, vale la pena soffermarsi sulle differenze tra la situazione di due anni fa e quella odierna. Allora il Presidente Trump stava pianificando tagli fiscali e promettendo l’imposizione di dazi. Si riteneva possibile che l’impeachment lo avrebbe distratto e avrebbe potenzialmente soffocato tali obiettivi, con effetti a catena sui mercati. Due anni dopo Trump ha portato avanti tali obiettivi: le tasse sono state tagliate e i dazi imposti.
Dato il consenso bipartisan sulla minaccia che la Cina rappresenta per gli Stati Uniti, è probabile che i dazi nei suoi confronti restino in vigore. Anche solo sulla base di ciò, le procedure di impeachment potrebbero avere meno influenza sui mercati in questo caso. Uno sviluppo potenzialmente positivo per i mercati potrebbe riguardare i mercati globali ex-China, con un rischio ridotto di dazi Usa per altri mercati sotto la guida di un nuovo Presidente.
Commento a cura di Craig Botham, Senior Emerging Markets Economist, Schroders