Dopo aver raggiunto i massimi di periodo l’8 giugno, i mercati faticano a trovare una direzione. Alcune considerazioni sulle variabili da monitorare
Fra il 23 marzo e fine giugno gli indici globali hanno registrato rendimenti superiori al 30% e, in alcuni casi, anche al 40% (Nasdaq +46%, Dax +40%, Brasile +50%). Dopo la prima settimana di giugno tuttavia questo movimento, che precedentemente non aveva quasi conosciuto esitazioni, ha lasciato spazio a maggiore nervosismo e erraticità.
Appare quindi saggio, in chiusura di trimestre, ragionare sulle variabili che potranno guidare i mercati nelle prossime settimane. Il Covid, fra queste, costituisce ancora la principale. L’ascesa dei casi negli USA ha alimentato la volatilità delle ultime settimane. Il timore è che il completamento delle riaperture rallenti, come avvenuto in Texas, condizionando l’uscita dalla profondissima recessione del secondo trimestre. A questo riguardo, la chiave sarà monitorare quanto questa nuova esplosione di casi si traduca in ospedalizzazioni: un’eventuale sofferenza dei sistemi sanitari degli Stati coinvolti forzerebbe anche le Amministrazioni repubblicane più restie a nuove chiusure, con conseguenze prevedibili sulla tenuta de mercati.
Un altro aspetto di cui si dibatte ampiamente riguarda le valutazioni, ai massimi storici. Certamente il Nasdaq su valori pari a 30 volte gli utili rievoca tristi scenari de passato, ma la prognosi in questo caso non è così scontata. Numeri di questo tipo, riscontrabili su quasi tutti i mercati, sono inevitabilmente viziati da un deno-minatore (gli utili) crollato negli ultimi mesi: in questo senso, una rapida normalizzazione dell’economia porterebbe con sé la normalizzazione di utili e valutazioni. Molto più rilevante è quindi analizzare i dati sulla ripresa dei consumi in Europa e USA.
Al momento vendite al dettaglio e fiducia dei consumatori confortano su un rapido recupero della domanda, benché il progresso troppo lento del mercato del lavoro desti qualche preoccupazione. Un altro parametro importante sarà fornito dalla stagione delle trimestrali ormai imminente, che permetterà non solo di saggiare le dimensioni dell’arretramento degli utili, ma – ancora più importante – di avere indicazioni preziose dalle società sulle aspettative riguardo ai trimestri successivi. In ultimo, a completamento dell’analisi, è sempre utile considerare “sentiment” e flussi. Indipendentemente dai fondamentali, è improbabile che vi siano correzioni prolungate se il posizionamento degli operatori è “leggero”. In questo caso, l’esame di un ampio spettro di fattori tecnici (call/put, flussi azionari, beta di CTA e hedge fund, posizionamento di dealer e smart money, etc) ci lascia indicazioni sostanzialmente neutrali: non siamo più su livelli risk off, ma non ancora di euforia, non certo quanto ci si aspetterebbe dopo un rally così prolungato.
Ricapitolando, possiamo concludere che i mercati, in assenza di notizie realmente negative abbiano ancora gambe dal punto di vista tecnico. Quanto ai punti di attenzione, riaperture e uscita dal Covid, (consumi, mercato del lavoro), trimestrali, e la guerra commerciale sempre latente fra USA e Cina, sono i fattori su cui porre particolare attenzione.
Commento a cura di Antonio Anniballe, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR