Per quanto possano esservi alcune preoccupazioni rispetto a un risultato contestato, le elezioni USA sono ormai alle nostre spalle
Le elezioni USA hanno tenuto tutti con il fiato sospeso nell’ultima settimana. I siti di scommesse sono passati da indicare Biden come favorito nella corsa alla Casa Bianca a Trump, per poi tornare nuovamente a Biden nel giro di poche intense ore.
Sebbene stiamo ancora aspettando la conferma finale del risultato, sembrerebbe ormai (quasi) certo che Biden sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti, anche se i Democratici rimarranno delusi dalla mancanza di passi avanti rispetto alla conquista di seggi al Senato e alla Camera.
L’aspetto cruciale è che un Senato in mano ai repubblicani limiterebbe la capacità di un’Amministrazione Biden di ottenere più di tanto.
Agli occhi dei mercati finanziari, ciò significa che un aumento significativo delle aliquote per le imprese, o un’eccessiva regolamentazione di energia, servizi finanziari e healthcare, oppure ancora una disgregazione forzata delle big tech, diventano molto meno probabili rispetto allo scenario ‘Blue Wave’ che era stato prezzato nel periodo precedente al voto. Questo outlook ha supportato l’azionario USA, con il Nasdaq che ha sovraperformato questa settimana.
Allo stesso tempo, anche una situazione di maggioranze diverse a Camera e Senato limiterà probabilmente la portata di qualunque futuro pacchetto di stimoli fiscali.
Ci aspettiamo comunque che si raggiunga un accordo su alcune misure fiscali limitate, in particolare rivolte ai settori che continuano a essere colpiti dalla seconda ondata di Covid-19 come le compagnie aeree e il settore della hospitality. Tuttavia, è probabile che tale pacchetto sarà molto più contenuto rispetto ai piani da diverse migliaia di miliardi di dollari che i Democratici avrebbero voluto implementare in caso di vittoria su tutti i fronti.
Una traiettoria fiscale meno espansiva potrebbe essere in parte negativa per le prospettive di crescita degli Stati Uniti nel 2021, ma allo stesso tempo potrebbe continuare a spingere la Fed ad essere più accomodante. Per questo, i rendimenti dei Treasury hanno registrato un rally a fronte dell’esito delle elezioni, mentre nella fase precedente erano aumentati per via dei timori che misure fiscali consistenti potessero mettere sotto pressione i titoli di Stato.
Nel frattempo, l’andamento degli asset rischiosi in generale è stato relativamente positivo. Per quanto possano esservi alcune preoccupazioni rispetto a un risultato contestato, la realtà è che le elezioni USA sono ormai alle nostre spalle. Sembrerebbe che gli investitori che avrebbero voluto ‘comprare sul calo’ si siano trovati a rincorrere il mercato, dal momento che il calo non si è verificato. In un contesto caratterizzato da tassi di interesse ultra-bassi e rendimenti obbligazionari bloccati, sembra che la repressione finanziaria continui a spingere il capitale verso aree in cui si possano ottenere ritorni migliori.
Nel frattempo, oltreoceano…
Il flusso di notizie in Europa è stato relativamente tranquillo. Nuove misure di lockdown continuano ad essere introdotte in tutto il continente, rafforzando le aspettative di ulteriori stimoli fiscali e monetari.
Nell’Unione Europea, l’estensione del PEPP è rimandata al meeting di dicembre della BCE. Viceversa, nel Regno Unito, la BoE ha ampliato il proprio programma di acquisti di asset di altri 150 miliardi di sterline questa settimana, con la seconda ondata che rischia di innescare una nuova contrazione economica nel quarto trimestre. Il Cancelliere dello Scacchiere Sunak ha anche esteso i pagamenti per i congedi e altre misure per limitare i danni economici, mentre il Paese sta entrando in un lockdown di quattro settimane.
Per il resto, vi sono state poche novità sulle trattative su Brexit, che sembrano avviate verso un altro round a Londra nella prossima settimana. Alla luce della pandemia, ci colpisce il fatto che il Regno Unito sia completamente impreparato per uno scenario ‘no-deal’ a fine dicembre. Ciò ci rende ottimisti sul fatto che verrà raggiunto un compromesso sulle questioni in sospeso.
Un approccio internazionalista
I mercati emergenti hanno scambiato con vigore subito dopo le elezioni USA. È opinione diffusa che Biden sarà meno duro nei confronti della Cina rispetto a Trump. Noi non siamo certi che sarà necessariamente così, anche se crediamo che le misure future saranno più focalizzate sulle sanzioni che sui dazi e ciò dovrebbe essere di supporto dal punto di vista economico.
Si pensa anche che Biden adotterà un approccio più internazionalista rispetto al suo predecessore e la nuova Amministrazione potrebbe tentare di riparare alcuni dei danni alle relazioni inflitte dalla squadra di Trump negli ultimi quattro anni. In tal senso, vediamo la possibilità di un dollaro più debole e di una potenziale sovraperformance per le valute emergenti.
Se i rendimenti dei Treasury resteranno bassi, ciò potrebbe essere un altro elemento di supporto per il credito e i tassi dei mercati emergenti, anche se continuiamo a vedere performance eterogenee tra Paesi e asset. Per esempio, abbiamo visto un indebolimento del rublo russo rispetto al rand sudafricano pari al 20% circa negli ultimi quattro mesi, nonostante i solidi fondamentali della Russia.
Verso l’appiattimento delle curve del credito
Anche il credito corporate è stato scambiato su livelli positivi, con gli spread degli indici che hanno toccato i livelli minimi da metà febbraio. Le emissioni di minore qualità hanno sovraperformanto, con l’appiattimento della curva e l’offerta che è rimasta relativamente debole.
Intanto gli spread sui titoli sovrani dell’Eurozona sono entrati in rally, con gli spread creditizi che seguono l’andamento dei movimenti negli indici azionari. Nelle ultime settimane abbiamo aumentato la nostra esposizione ai BTP italiani a lunga scadenza. Con gli spread sui bond a 30 anni a 180 punti base rispetto ai Bund tedeschi, i BTP a lunga scadenza sembrano avere il potenziale per recuperare altri 30 punti base nei prossimi mesi, mentre i timori di disgregazione nell’Eurozona continuano a diminuire.
Guardando avanti
Di riflesso ci aspettiamo che la prima parte dell’ultimo trimestre del 2020 sarà un po’ movimentata, ma i mercati scambieranno su livelli più solidi verso la fine dell’anno. In assenza di altre elezioni di cui preoccuparsi, l’approvazione di un vaccino potrebbe essere il prossimo grande evento in agenda.
Per un certo periodo abbiamo sperato di vedere un vaccino approvato entro la fine di novembre, con una prima distribuzione attorno a Natale. Di conseguenza, una buona notizia sul fronte del vaccino potrebbe non essere così distante. Siamo anche in attesa di vedere ulteriori stimoli e politiche in generale da parte della BCE, volti a mantenere un atteggiamento accomodante per limitare l’impatto delle misure adottate per combattere la diffusione di Covid-19 sulla crescita economica.
I timori di un’impasse fiscale negli USA potrebbero aumentare nei prossimi mesi, ma si tratterà di un tema del primo trimestre del prossimo anno, dato che il nuovo Presidente non entrerà in carica prima di gennaio. Su un orizzonte più lungo, riteniamo che i mercati potrebbero essere messi ulteriormente alla prova da un miglioramento dell’outlook economico, quando si inizierà a valutare una rimozione degli stimoli e una riduzione degli acquisti di asset.
È proprio a quel punto che gli asset vulnerabili potrebbero essere messi più in difficoltà. Tuttavia, fino a quel punto, riteniamo che la corsa alla liquidità potrebbe continuare a gonfiare le valutazioni e quindi potrebbe essere opportuno posizionarsi per un rally di fine anno.
Naturalmente, se le valutazioni correranno troppo, sarà necessario mantenere un approccio disciplinato e realizzare i profitti. Tuttavia, gli spread in gran parte dei casi sono più ampi rispetto a inizio anno, quindi c’è spazio affinché sia il beta a generare rendimenti per almeno un paio di settimane.
Conclusioni sulla politica statunitense
Pensiamo che la dipartita di Trump dalla Casa Bianca porterà sollievo tra i circoli democratici, ma la portata della vittoria politica è nettamente minore di quello in cui speravano in tanti solo poche settimane fa.
Inoltre, in molti speravano in una vittoria netta su Trump che avrebbe rappresentato una vittoria morale a indicare il totale ripudio di un Presidente che erano arrivati a detestare. Tutto ciò non è successo – anzi, Trump ha incassato ben più voti di quelli raccolti nel 2016 e ha già oltrepassato le preferenze ottenute dal Presidente Obama nel 2008.
Il Paese resta profondamente diviso e Trump continuerà a gettare ombra sul Grand Old Party, con i Repubblicani che probabilmente reitereranno gran parte dell’agenda del ‘Make America Great’ per anni a venire.
La speranza è che le tensioni rimangano contenute nelle prossime settimane e che le ferite si rimarginino con il tempo. In ogni caso, nonostante tutta la divisione e l’isteria, gli Stati Uniti si confermano una democrazia vibrante e funzionante, come può attestare chiunque visiti regolarmente Washington DC.
In questo contesto, sarebbe sbagliato diventare troppo pessimisti verso la politica statunitense, a prescindere dai titoli dei giornali e dalle pubblicità. Dopo aver avuto un bambino urlante, forse ciò di cui tutti noi abbiamo bisogno è un po’ di calma con Biden detto ‘Sleepy Joe’. Speriamo quindi che il Presidente entrante prosegua con calma senza creare troppi problemi.
Commento a cura di Mark Dowding, CIO di BlueBay