l 15 marzo, la Federal Reserve ha indetto un meeting domenicale senza precedenti per annunciare l’arrivo di nuovi provvedimenti atti ad affrontare l’attuale emergenza economica. Le misure includono il taglio a zero dei tassi d’interesse e un incremento del programma di acquisto delle obbligazioni.
Sebbene le azione prese non possano cambiare il decorso dell’epidemia di Coronavirus, questo non sminuisce l’importanza della risposta della Fed. Agendo in un modo così estremo, la banca centrale degli Stati Uniti ha lasciato intendere che utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione – e li userà con tutta la forza che riterrà necessaria – per combattere le ricadute economiche del coronavirus. Questa posizione aggressivamente accomodante contribuirà a mantenere stabile il mercato e potenzialmente potrebbe avere un impatto positivo e di lunga durata su un eventuale recupero dell’economia. Certo, la Federal Reserve è stata spinta a compiere certe azioni da tempi molto difficili e gli investitori devono essere ben consapevoli della gravità della diffusione del coronavirus.
Il taglio dei tassi d’interesse
La Federal Reserve ha ridotto a zero il suo tasso d’interesse di riferimento e ha più volte fatto capire di credere che la politica monetaria debba essere utilizzata in modo proattivo e aggressivo. Tuttavia, il taglio emergenziale complessivo di 150 punti base è avvenuto più velocemente di quanto chiunque si aspettasse, inclusi i funzionari stessi della Fed.
La Federal Reserve ha annunciato che attenderà di essere “sicura che l’economia abbia superato gli eventi recenti” prima di rialzare i tassi. Inoltre, anche nella successiva conferenza stampa, il presidente Jerome Powell ha enfatizzato ulteriormente l’intento di voler essere lenti nel ritornare alla normalità, nel momento in cui ha affermato che la Fed sarà “paziente” nel rialzare i tassi. Il brusco calo del prezzo del petrolio dell’ultimo anno, che molto probabilmente influirà sull’inflazione, elimina ulteriormente eventuali possibilità di aumenti dei tassi. Il fattore cruciale per gli investitori è che la politica del tasso d’interesse a zero potrebbe durare molto, ben oltre il momento in cui le preoccupazioni per il Covid-19 si saranno affievolite.
Acquisto di obbligazioni
La Federal Reserve ha anche autorizzato l’acquisto di obbligazioni per 700 miliardi di dollari “nei prossimi mesi”. Gli acquisti saranno suddivisi tra buoni del tesoro (500 miliardi) e titoli ipotecari (200 miliardi) e avranno lo scopo di porre rimedio all’illiquidità sul mercato, come esplicitato dalla Fed stessa, attraverso la conferenza stampa del presidente Powell. Ci sono due grandi implicazioni nel legare il programma di acquisto dei bond all’illiquidità nel mercato delle Treasuries.
In primo luogo, se l’illiquidità continuerà ad essere un problema, la Fed potrebbe aumentare la sua azione su questo fronte, procedendo con tutti gli acquisti che riterrà opportuni. Per esempio, lo scorso venerdì sono stati comprati 40 miliardi di buoni del tesoro e altri 40 miliardi lunedì; quindi, in soli due giorni, sono stati effettuati acquisti per 80 miliardi complessivi di treasuries, tanto quanto la quota mensile nel precedente programma di quantitative easing. Non c’è niente che impedisca alla Fed di procedere con un passo così spedito e potrebbe fare anche di più, autorizzando altre acquisizioni; lo può fare in qualsiasi momento e noi ci aspettiamo che la banca centrale degli Stati Uniti continuerà ad attuare questa policy aggressiva fino a che i livelli di liquidità sul mercato dei Treasury non si saranno stabilizzati.
La seconda implicazione del legare il programma di acquisti all’illiquidità dei Treasury è che potrebbe terminare una volta che la questione coronavirus sarà ritornata alla normalità. Ne consegue che, mentre la politica dei tassi d’interesse potrebbe rimanere accomodante per un lungo arco temporale, il programma di acquisti potrebbe avere durata limitata. Ovviamente, La Fed sarebbe cauta nel ridurre gli acquisti, forse diminuendone il ritmo. Tuttavia, la prospettiva di porre fine alle acquisizioni di obbligazioni è una eventualità che il mercato potrebbe dover affrontare molto prima della prospettiva di un aumento dei tassi.
Cosa la Federal Reserve non ha ancora fatto
Domenica la Fed non ha fatto nulla per affrontare direttamente lo stress nei mercati del credito. Le azioni della banca centrale americana piuttosto mirano a favorire indirettamente i mercati del credito sostenendo la crescita, fornendo liquidità e stabilizzando il mercato dei Treasury. Queste misure dovrebbero rivelarsi utili ma non sono potenti come un intervento diretto sui mercati del credito.
Uno dei motivi per cui la Fed non è intervenuta sui mercati del credito è che ciò necessita il coinvolgimento di altre parti del governo. Ad esempio, se la Fed dovesse fornire finanziamenti per il credito corporate o strutturato, sarebbe necessario che il Dipartimento del Tesoro si caricasse l’onere di eventuali perdite così da risarcire la Fed. Un’altra opzione poteva essere l’acquisto di asset in difficoltà facendo capo ai poteri di emergenza previsti ai sensi della Sezione 13 (3) del Federal Reserve Act. L’uso di questa clausola richiederebbe però, tra le altre cose, l’approvazione dei leader del dipartimento del Tesoro e del Congresso.
Resta quindi da vedere se la Fed alla fine interverrà direttamente nei mercati del credito. La nostra sensazione è che nella situazione attuale qualsiasi ostacolo a un intervento della Fed potrà essere superato piuttosto rapidamente. In particolare, il Tesoro e il Congresso probabilmente concorderebbero su una risposta più aggressiva da parte della banca centrale, e ci sono aree del mercato che sono sempre più in difficoltà. Inoltre, le gravi misure attuate dalla Fed finora dimostrano un notevole impegno nel fare tutto ciò che sarà necessario. Un qualche tipo di intervento sui mercati del credito è quindi la prossima cosa che la Fed prenderà in considerazione. Alla lunga potrebbe non essere una questione di capacità o volontà, ma piuttosto una questione di necessità.
Commento a cura di di John Bellows, Portfolio Manager di Western Asset, affiliata Legg Mason