UBP: Il forte aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, insieme a una domanda globale più solida, hanno continuato a spingere al rialzo l’inflazione.
Le Banche centrali ora stanno osservando come l’impennata “transitoria” dell’inflazione stia durando più a lungo di quanto previsto. I mercati obbligazionari hanno prezzato queste pressioni, attraverso l’aumento dei rendimenti e soprattutto il forte aumento dei tassi di inflazione breakeven negli Stati Uniti e nell’Eurozona. La Fed ha assunto una posizione leggermente più hawkish e ha preparato i mercati a una riduzione degli acquisti di asset nel quarto trimestre. Nonostante un obiettivo di inflazione più flessibile, le prospettive di crescita e lavoro sembrano bastare alla Fed per giustificare una riduzione delle iniezioni di liquidità e alcuni governatori della Fed hanno anticipato le attese sul primo dei rialzi dei tassi previsti nel 2022. La BCE sembra fiduciosa rispetto al proprio scenario d’inflazione, ribadendo le aspettative per un allentamento significativo nel 2022. Tuttavia, poiché ci si aspetta che i colli di bottiglia nell’industria durino più a lungo, tra i governatori manca il consenso su quanto debbano durare gli acquisti di asset. afferma UBP
Poiché gli investitori temono sempre di più un’accelerazione dell’irrigidimento delle politiche delle Banche centrali a causa delle pressioni inflazionistiche, i tassi front-end sono cresciuti considerevolmente, mentre l’aumento dei timori sulle prospettive di crescita a lungo termine ha limitato ancora la salita dei rendimenti dei bond a lunga scadenza. I rendimenti dei bond a lunga scadenza potrebbero entrare in un periodo di grande volatilità e affrontare un aumento delle pressioni al rialzo nei prossimi mesi. Ci aspettiamo che i Treasury a 10 anni entrino in un range dell’1,7%-2% e che il Bund decennale si avvicini allo 0% nei prossimi trimestri. Questo creerebbe opportunità per ricostruire posizioni con duration più lunghe. Gli spread del credito rimangono particolarmente bassi, riflettendo tassi di default limitati grazie ad un contesto economico favorevole. Tuttavia, in un contesto di maggiore volatilità e di aumento dei rendimenti obbligazionari, questi spread bassi offrono una protezione limitata e la ricompensa del rischio appare meno interessante per il futuro. Nei prossimi mesi ciò dovrebbe giustificare un atteggiamento progressivamente più cauto sul credito. Il repricing dei rialzi dei tassi di interesse della Fed è stato favorevole per il dollaro, ma ha innescato deflussi dalle obbligazioni emergenti. Le prospettive di un aumento dei tassi Fed Funds, la crescita dei rendimenti dei long bond e i continui timori sul credito nei mercati emergenti, in particolare in Cina, hanno ridotto l’attrattiva delle obbligazioni emergenti. Restiamo quindi selettivi sulle obbligazioni corporate emergenti e cauti sulle obbligazioni emergenti, viste le prospettive più favorevoli per il dollaro
Di Norman Villamin, Chief investment officer wealth management di Union Bancaire Privée (UBP)