Schumpeter e Covid: la nuova distruzione creativa

Condividi su linkedin
LinkedIn
Condividi su email
Email
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram
distruzione creativa

La pandemia ha intensificato il processo di distruzione creativa, accelerando trend la cui evoluzione sarebbe prevedibilmente durata molti anni

Durante la pandemia ho riflettuto a lungo sulle posizioni di Joseph Schumpeter, l’economista che introdusse il concetto di “distruzione creativa”, sviluppandolo sulla base delle teorie di Karl Marx. L’economista definisce la distruzione creativa come “il processo di mutazione industriale che rivoluziona costantemente la struttura economica dall’interno, distruggendo incessantemente la vecchia, creandone incessantemente una nuova”. In parole povere, tutto ha un prezzo. Schumpeter la considerava una componente necessaria del capitalismo, i cui effetti positivi scaturiscono dai danni inflitti, come l’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri. La “tempesta perenne della distruzione creativa” provoca “perdita di posti di lavoro, distruzione di imprese e scomparsa di settori”, ma da tale devastazione emergono economie che possono “crescere più ricche e produttive”, consentendo ai cittadini di “cogliere i benefici di prodotti nuovi e migliori, settimane lavorative più brevi, posti di lavoro migliori e standard di vita più elevati.”

Oggi la pandemia ha intensificato il processo di distruzione creativa, accelerando trend la cui evoluzione sarebbe prevedibilmente durata molti anni, anziché pochi mesi. Credo che la distruzione economica creata dalla pandemia sia così profonda da potersi sicuramente trasformare in enorme progresso e innovazione. Non voglio minimizzare il fatto che alcune aziende sono fallite e la disoccupazione rimane elevata, tuttavia, la devastazione creata dalla pandemia potrebbe avere risvolti positivi. Ne sottolineo due: ESG e spirito imprenditoriale.

La pandemia potrebbe dare luogo a una maggiore attenzione agli ESG
Concordo con chi ritiene che la pandemia e la conseguente recessione economica costituiscano probabilmente un catalizzatore per un’economia più verde e, in linea di massima, e una maggiore focalizzazione sulle tematiche ambientali, sociali e di governance (ESG). Questo potrebbe rivelarsi un momento di “distruzione creativa”, in cui una recessione profonda genera un’economia migliore e più ecosostenibile.

Possiamo già osservare progressi in tal senso nell’Unione Europea (UE). Negli ultimi giorni, il commissario europeo al bilancio UE ha rivelato al Financial Times che l’UE sta “esplorando la possibilità” di vendere obbligazioni ESG nell’ambito di una campagna di raccolta di debito su ampia scala legata al suo pacchetto di stimoli da 750 miliardi di euro. I leader UE avevano già indicato la disponibilità a destinare almeno il 30% del pacchetto di stimoli a investimenti sostenibili nel quadro di misure volte a supportare la ricostruzione economica in modo più favorevole agli ESG.

Notevole aumento della creazione di piccole imprese negli USA
Come accadde dopo la crisi finanziaria globale, si osserva un incremento della costituzione di piccole imprese, in parte probabilmente imputabile alla perdita di posti di lavoro. Tuttavia, indipendentemente dal motivo, ora negli USA vi è un numero di imprenditori decisamente maggiore e ciò può essere fonte di cambiamenti positivi e reale innovazione. Secondo l’US Census Bureau, dall’inizio del 2020 la creazione di imprese è finora aumentata del 96% su base annua. La scorsa settimana, il Birmingham Business Journal ha riportato un incremento delle domande di costituzione di imprese nello stato dell’Alabama e l’ha attribuito al fatto che gli imprenditori offrono soluzioni ai problemi creati dal COVID-19. Nel 2020 le domande sono notevolmente salite anche in Michigan, registrando ad agosto un incremento del 123% su base annua, in gran parte iniziato a fine giugno. Si tratta di un gradito cambiamento rispetto al 2019 quando John Dearie, fondatore del Center for American Entrepreneurship, preoccupato per la penuria di nuove imprese, aveva dichiarato che “il calo delle percentuali di startup equivale in pratica a un’emergenza nazionale.”

Conclusione
Ritengo che quest’autunno dobbiamo essere pronti alla possibilità di qualche attenuazione della crescita economica e aumento dei contagi COVID-19, almeno in alcune parti del mondo. Tuttavia, ciò non significa che dobbiamo assumere un atteggiamento miope e pessimistico nei confronti dell’economia e dei mercati. Questa crisi sta creando un’ampia serie di opportunità di crescita futura. A mio giudizio, gli investitori a lungo termine devono concentrarsi sull’innovazione che emerge dalla distruzione causata dalla pandemia.

Commento a cura di Kristina Hooper, Chief Global Market Strategist di Invesco

Condividi su linkedin
LinkedIn
Condividi su email
Email
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Non perdere le notizie sui mercati e gli investimenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *