Amundi: i dati mensili di luglio indicano un rallentamento generalizzato dell’economia in Cina.
Produzione, consumi e investimenti sono stati deludenti. Tra le principali cause di questo rallentamento troviamo il tapering generalizzato e l’inasprimento a livello settoriale. A luglio si è registrato un forte calo degli indicatori immobiliari: la crescita degli investimenti è scesa al di sotto del 5% per la prima volta dall’aprile 2020 (1,2% su base annua a luglio). Nel frattempo, i rischi legati alla variante Delta sono probabilmente diventati più visibili nei dati sui consumi di agosto visto l’ampliamento delle regole sul distanziamento sociale a partire da fine luglio. Di conseguenza abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni sulla crescita per il Q3/Q4, portandole dal 7%/5,1% al 6,4%/4,7% (su base annua) in previsione di una crescita sequenziale molto più lenta nel Q3. Le stime sulla crescita annua per il 2021 sono state quindi ridotte e portate dall’9,6%-9,2% all’8,4%-9,0%: la crescita nel 2022 è stata mantenuta invariata al 5,1%-5,7%. La politica diventerà più accomodante: alla luce del rallentamento della dinamica di crescita e dei rischi legati all’inflazione, l’atteggiamento politico della Cina dovrebbe avere una svolta accomodante afferma Amundi
Ciò detto, prevediamo che l’allentamento della politica giungerà dal lato del credito e da quello fiscale, mentre si presume che la banca centrale cinese manterrà un atteggiamento accomodante sulla liquidità senza tagliare i tassi di interesse (con aspettative crescenti di un taglio del coefficiente di riserva obbligatorio nel Q4 2021). Ora come ora, i tagli dei tassi non saranno molto utili se il controllo sulle linee di credito rimarrà rigoroso e non è previsto un allentamento a 360 gradi della politica. Il razionamento top-down del credito e l’inasprimento a livello settoriale sono stati i problemi principali. Il denaro si è diretto verso il settore manifatturiero, ma le spese per gli investimenti in questo settore non sono di per sé sufficiente a compensare il rallentamento nel settore delle infrastrutture e in quello immobiliare. Una probabile combinazione di strumenti della politica più accomodanti dovrebbe favorire un allentamento del credito e una stabilizzazione delle variazioni mensili del rapporto tra nuovo credito erogato e il PIL (credit impulse): spesa di bilancio on-budget in aumento attraverso un incremento dell’emissione mensile dei titoli di Stato locali (probabilmente ad ago/sett/dic), con una riduzione al contempo del debito off-budget (LGVF/SOE locali) afferma Amundi. Crescita di elevata qualità Raddoppio del PIL nel 2035 rispetto al 2021.
PIL progressivamente più basso: 5,5% (2022-2025), 4% (2031-2035). Circolazione interna: riforme e stimoli alla produttività: (Sfida L) picco demografico nel 2026: stimolare la natalità, investire nel capitale umano. (Sfida K) Transizione verde: neutralità del carbonio nel 2060: efficienza del credito. Circolazione esterna: il bilancio si apre con sicurezza (catene di fornitura indipendenti e sicure; liberalizzazione dei mercati finanziari di pari passo con la nuova Via della Seta, internazionalizzazione del renminbi). Diffondere la ricchezza Quota elevata del reddito medio: redistribuzione tramite le tasse (proprietà, eredità, plusvalenze), previdenza sociale, donazioni. Trasformare il settore corporate: riempire i vuoti normativi, responsabilità sociale d’impresa, antimonopolio, anti-concorrenza sleale, anti-corruzione. Affrontare gli squilibri rurali-urbani e gli squilibri regionali: aumentare i redditi delle famiglie rurali: diritti relativi all’uso della terra. Disinnescare i rischi finanziari Per quanto riguarda la politica monetaria, la banca centrale cinese dovrebbe mantenere un atteggiamento accomodante sulla liquidità senza tagli ai tassi in uno scenario contraddistinto da un rinnovo generoso dei prestiti a medio termine, solo leggermente inferiore all’importo in scadenza, e un altro taglio al coefficiente di riserva obbligatorio che probabilmente verrà annunciato alla fine di ottobre/all’inizio di novembre visto il programma delle scadenze dei prestiti nel medio-lungo termine.
Difficilmente cesseranno i cambiamenti normativi, ma ci si attende che siano scaglionati e dilazionati su un orizzonte temporale più esteso. Si prevede inoltre un persistente inasprimento del mercato immobiliare. View di breve termine: per costruire un grande Paese socialista moderno entro il 2049, la Cina ha individuato numerosi pilastri, e la crescita del PIL continua a rimanere un obiettivo importante. La Cina intende raddoppiare il PIL entro il 2035 rispetto al 2021: ciò implica che il tasso di crescita del PIL annuo diventerà progressivamente più basso nei prossimi vent’anni, passando dal 5,5% annuo al 4% annuo afferma Amundi. Spostarsi verso una crescita di maggiore qualità significa investire nel capitale umano, con una popolazione che, secondo le stime Amundi, raggiungerà il picco nel 2026; la transizione verde in tema di emissioni di carbonio raggiungerà il vertice nel 2030 e ci sarà una canalizzazione più efficiente del credito.
L’apertura della Cina deve essere garantita attraverso una catena di fornitura indipendente e un mercato finanziario sempre più rilevante dal punto di vista globale (Nuova Via della Seta, internazionalizzazione del renminbi). Il secondo pilastro riguarda la diffusione della ricchezza, con un aumento della quota del reddito medio attraverso la redistribuzione del gettito fiscale, una riduzione degli squilibri urbani-rurali e regionali e un rafforzamento delle normative (antimonopolio, anticorruzione) afferma Amundi. In terzo luogo, per sviluppare un meccanismo di credito più efficiente e un mercato finanziario aperto è indispensabile disinnescare i rischi finanziari. I primi passi sono già visibili nel numero crescente di default: le grandi imprese statali stanno facendo notizia su tutti i media e stanno mettendo a dura prova l’agenda di derisking finanziario. Il modo in cui Pechino gestirà le aziende statali in grave difficoltà, dove il rischio finanziario potrebbe arrivare a livelli sistemici, rivelerà il reale impegno del governo nei confronti della sua agenda e la sua tolleranza al rischio