Nel consueto commento settimanale di Amundi, emerge il fatto che i mercati finanziari si stiano abituando ad una nuova normalità che condizionerà il mondo.
“Consuetudinis magna vis est”, questa la citazione di Marco Tullio Cicerone tratta dalla sua opera “Tusculanae disputationes”, in un passo dove lo storico, filosofo ed oratore latino, sottolinea lo stoicismo dei gladiatori, dei pugili e dei cacciatori, che non piegano mai la testa. E l’abitudine, la capacità di adattarsi alle situazioni più insolite e pericolose è davvero una grande forza dell’animo umano.
Dato che i mercati finanziari sono mossi dalla psicologia umana, si stanno adattando anch’essi ad un mondo nuovo che fino a soltanto due mesi fa non ci saremmo mai aspettati e che, come noi umani, aveva colto di sorpresa i mercati terrorizzandoli e scatenando uno dei crolli tra i più repentini e violenti della storia finanziaria. Oggi l’impressione è che ci si cominci ad abituare alla messe di dati che dipingono impietosamente la situazione delle economie globali messe al tappeto non dalle fiere ruggenti che erano soliti affrontare i gladiatori, ma da un nemico invisibile, proprio per questo ancor più subdolo e pericoloso.
La settimana scorsa ha visto la pubblicazione di molti dati macroeconomici che non val la pena di elencare nel dettaglio, quasi tutti decisamente inferiori alle pur ridotte aspettative degli economisti. Basti citare su tutti gli indici PMI, i sondaggi dei direttori degli acquisti, che registrano lo stato attuale e prospettico dell’attività manifatturiera e dei servizi, piombati in aprile a livelli da recessione profonda. In particolare sono stati colpiti i settori dei servizi con un dato, prendendo ad esempio quello dell’Area Euro, pari a 11,7 rispetto ad attese di 23,8. Si pensi che solo a febbraio il dato era superiore a 50, cioè sopra la soglia che separa l’espansione dalla contrazione.
Non solo, ma la settimana appena conclusa ha visto un vero e proprio terremoto sul mercato del petrolio, con una correzione che tra la chiusura del venerdì precedente ed i minimi toccati nella mattina di mercoledì è stata del -43% per il Brent europeo e del -55% per il WTI statunitense, con l’evento storico occorso lunedì che il contratto future sul WTI in scadenza martedì ha chiuso ad un valore negativo di -37 dollari al barile.
Tutto ciò a causa dello sbilancio tra domanda e offerta che sta esaurendo gli spazi di stoccaggio dei barili invenduti in seguito alla sospensione pressoché totale dell’attività economica nel mondo.
Infine, a complicare ancor più le cose è giunto l’esito giovedì sera del Consiglio Europeo che ha approvato le proposte dell’Eurogruppo, vale a dire il pacchetto di circa 540 miliardi articolato nell’utilizzo del MES, nella creazione del fondo di sostegno alla disoccupazione noto come “SURE” e nelle garanzie ai prestiti della BEI (Banca Europea degli Investimenti). Ciò che però ha deluso gli investitori è stata la delega alla Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione Europea, delle decisioni sul fondo per la ripresa, in sostituzione al momento degli accantonati Eurobonds. La sensazione è che la costituzione del fondo non avverrà a breve perché molti sono ancora i dettagli da definire.
A sostenere, invece, in parte i mercati in settimana sono stati da un lato l’approvazione da parte del Congresso USA di un ulteriore piano di emergenza, rivolto in particolare alle piccole e medie imprese, di circa 480 miliardi di dollari che si sommano ai 2.300 già stanziati. In secondo luogo la decisione della BCE di estendere l’eleggibilità dei collaterali che accetta a fronte della liquidità prestata al sistema bancario anche a quelle emissioni che hanno avuto il loro rating abbassato sotto l’investment grade (il merito di credito più elevato) a causa della crisi (cosiddetti “fallen angels”).
Infine, i mercati sperano nell’imminente avvio della fase 2 sia in alcuni Paesi europei, tra i quali il nostro, sia negli Stati Uniti dove alcuni Stati federali del sud hanno già cominciato la riapertura graduale. In questo contesto i mercati azionari internazionali hanno chiuso la settimana in negativo, ma senza capitolare eccessivamente sulle notizie negative. Gli Stati Uniti hanno perso solo in parte il rialzo della settimana precedente chiudendo con l’indice S&P 500 in ribasso del -1,3%. Meno bene i mercati europei con l’indice Eurostoxx 50 in discesa del -2,74%, mentre Londra ha contenuto la flessione con il FTSE 100 a -0,6%. In Giappone l’indice Nikkei 225 è arretrato del -3,2%, mentre l’indice rappresentativo dei mercati emergenti MSCI Emerging ha perso il -2,43%. Quanto ai mercati obbligazionari governativi, settimana relativamente tranquilla sulle curve “core” con il rendimento del Treasury USA decennale in ribasso di 4 punti base a 0,60% e quello sul Bund decennale invariato a -0,47%.
Il nostro spread con la Germania dopo essere stato sotto forte pressione sino a mercoledì toccando quota 250 punti base, si è ripreso sul finire di settimana chiudendo a 231, solo 5 punti base sopra il livello del venerdì precedente. Con riferimento alle materie prime si è già commentato quanto successo al prezzo del petrolio con il Brent che grazie ad un recupero negli ultimi due giorni della settimana ha chiuso in ribasso del -23,6% a 21,44 dollari al barile. L’oro invece ha ripreso la sua marcia al rialzo con un +1,9% a 1.719 dollari l’oncia. Infine sulle divise internazionali poche le variazioni di rilievo con il dollaro USA che si è apprezzato dello 0,73% nei confronti dell’Euro chiudendo a 1,0790.
In conclusione, i mercati azionari hanno sofferto durante la settimana, ma hanno mostrato una certa resistenza ed adattabilità al nuovo contesto macroeconomico e sanitario. I risultati trimestrali pubblicati in settimana sono stati mediamente in linea con le aspettative fortemente ridotte nelle ultime settimane dagli analisti. Le attese ora si spostano sull’avvio della cosiddetta fase 2, nella speranza che le pratiche di distanziamento e la gradualità della ripresa non generino nuovi focolai di contagio. Nel frattempo i mercati gladiatori si allenano alla sopportazione degli sforzi, perché come ricorda Cicerone “tantum exercitatio, meditatio, consuetudo valet”, cioè tanta è la forza dell’esercizio, della concentrazione e dell’abitudine.
Commento a cura di Giordano Beani Head of Multi-Asset Fund Solutions Italy Amundi SGR