La qualità, prima di tutto

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Da 35 anni Comgest si distingue per il suo stile d’investimento quality growth a lungo termine. Un approccio unico che il mercato dimostra di apprezzare: non a caso negli ultimi dieci anni le masse gestite sono aumentate di quasi il 400%

 

Radici francesi, vocazione internazionale. Comgest è una società di asset management indipendente, caratterizzata sin dalla propria nascita nel 1985 da un approccio unico di «crescita di qualità a lungo termine» in grado di selezionare le società di comprovata qualità con solide prospettive per una crescita sostenibile. Ha la sede centrale a Parigi e uffici sparsi in tutto il mondo, da Amsterdam a Boston, da Hong Kong a Singapore, da Tokyo a Londra. E, dallo scorso settembre, anche a Milano. In Italia Comgest era già presente dal 2012, con fondi autorizzati al collocamento retail. Una gamma di prodotti differenziata ed estremamente attiva con un lungo track record che si compone di oltre 15 strategie azionarie quality growth gestite da un team di lunga esperienza composto da 48 professionisti tra portfolio manager e analisti. Con l’apertura della nuova sede milanese, ora la società punta a seguire in maniera ancora più accurata e più da vicino i suoi clienti e a sviluppare ulteriormente il mercato italiano negli anni a venire. A guidare la nuova branch c’è Gabriella Berglund, una che l’internazionalità ce l’ha scritta nel dna. Padre svedese e madre italiana, dopo la laurea all’Università Bocconi di Milano, racconta, «mi sono trasferita in Svezia, dove ho cominciato a lavorare per una banca francese che poi mi ha chiamato a Parigi. Ho fatto la maggior parte della mia carriera in Francia.

Ho cominciato come bond sales, poi mi sono spostata sull’asset management. Ero convinta che fosse un buon business nel lungo periodo e vent’anni dopo non ho cambiato idea. Dopo diverse case, soprattutto di estrazione bancaria», continua Berglund, «dieci anni fa ho PROTAGONISTI | ASSET MANAGER 28 Marzo / Aprile 2021 deciso di lasciare l’ambito bancario per entrare in Comgest. Contattai direttamente io quello che allora era il partner principale della società, perché apprezzavo moltissimo, e ancora apprezzo, il modello di organizzazione. Non solo il fatto che Comgest sia un asset manager indipendente, cosa che soprattutto nell’equity è una carta vincente, ma anche che dia la possibilità ai dipendenti di entrare nel capitale della società. Il nostro è un approccio partecipativo. Siamo un’impresa di soci. Pensiamo e agiamo come imprenditori, condividendo le responsabilità, i rischi e le gratificazioni. E investiamo direttamente i nostri soldi». Non solo, prosegue l’italian branch manager di Comgest: «La nostra unica attività è quella dell’asset management, con un focus di lungo periodo uno stile di gestione Quality Growth e un team internazionale, che non è un aspetto secondario, perché ci consente di focalizzarci unicamente sulla qualità dei nostri prodotti e di non dover prestare troppa attenzione agli eventi macroeconomici .

Ovviamente ci sono vantaggi e svantaggi: non possiamo dare per “scontati” i nostri clienti, vengono da noi solo perché i nostri prodotti sono validi e quindi dobbiamo continuare a performare, sia in termini di revenue sia per quanto riguarda i servizi che garantiamo, la comunicazione attenta e puntuale che forniamo…». Anche l’anno scorso, nonostante la crisi pandemica globale, Comgest ha registrato rendimenti resilienti. Qual è la ricetta del vostro successo? Quando sono entrata in Comgest, una decina di anni fa, gestivamo 10 miliardi di euro, adesso siamo arrivati a 39. Direi che i numeri parlano da soli. La ricetta del nostro successo? Come ho già detto, conta soprattutto il fatto di essere indipendenti, non quotati, di non essere collegati ad una rete bancaria. E di essere focalizzati non solo sulla performance dei fondi ma anche sulla performance dell’intera società. Comgest ha da sempre un unico obiettivo: investire in società di qualità con una crescita a lungo termine, in modo decorrelato dai benchmark e dalla loro esposizione geografica e settoriale. Applichiamo un approccio rigoroso, strettamente basato sull’analisi interna e su uno stock picking altamente selettivo. Investiamo in un numero ridotto di società che riteniamo dispongano di vantaggi competitivi sostenibili, elevate barriere all’entrata e un potere di determinazione dei prezzi tale da renderle capaci di raggiungere una crescita degli utili a medio-lungo termine, indipendentemente dall’andamento del ciclo economico.

Quest’ottica di lungo termine è fondamentale, e anche quando si attraversano fasi come quella attuale, con rotazioni settoriali che non sono necessariamente a favore del nostro stile d’investimento, i clienti capiscono benissimo che non bisogna preoccuparsi. Abbiamo dimostrato di essere capaci di sorpassare brillantemente ogni periodo di difficoltà. Ovviamente il nostro stile di gestione, con un’allocazione che predilige l’azionario all’obbligazionario, ci ha 39 miliardi di euro in gestione (dati al 31 dicembre 2020) 2021 Marzo / Aprile 29 si in ospedale se non per le procedure più indispensabili. Per questo motivo, i profitti di Medtronic sono stati colpiti abbastanza duramente. Al contrario, le aziende tecnologiche come Microsoft, in cui investiamo da 13 anni, che tipicamente sperimentano flessioni degli utili nelle normali recessioni, nel contesto della crisi da covid hanno assistito a una crescita molto dinamica, data l’accelerazione degli sforzi di digitalizzazione del settore corporate.

Che cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi mesi? Come detto, da qualche mese ormai stiamo assistendo a una rotazione dal growth al value, legata alle aspettative di un possibile aumento significativo dei tassi di interesse e del ritorno dell’inflazione. Abbiamo già assistito a diverse fasi simili sui mercati, come ad esempio quanto visto nel 2009 quando, dopo la crisi finanziaria globale, si è registrata una sovraperformance dei titoli ciclici dovuta a migliori aspettative di crescita economica.

La crisi pandemica è tuttavia diversa dalla crisi finanziaria del 2008, e la ripresa sarà altrettanto diversa: nel breve periodo, con una prospettiva di ritorno alla normalità, ci aspettiamo una sovraperformance di alcuni settori ciclici che sono stati trascurati, ad esempio il settore bancario/finanziario e l’automotive. Noi però guardiamo un po’ più in là. Il nostro orizzonte temporale e il nostro stile quality growth ci portano a escludere i titoli ciclici, vista la loro volatilità, e pensiamo che questa sia un’occasione per aumentare avvantaggiato negli ultimi dieci anni. L’applicazione dell’analisi fondamentale e il mantenimento di un orizzonte di investimento a lungo termine sono fattori essenziali per individuare società in grado di generare una crescita a due cifre degli utili per azione. E in questo periodo, con una crescita quasi pari a zero, soprattutto in Europa, le performance dei nostri fondi sono nettamente superiori a quelle del benchmark. Il 2020 è stato un anno particolare: le società sulle quali siamo investititi non solo si sono dimostrate resilienti, ma hanno performato in maniera nettamente superiore alla media. Abbiamo assistito a un drawdown molto forte all’inizio della pandemia, seguito però da un rialzo quasi immediato. I settori su cui siamo esposti da tempo, come il tecnologico, l’healthcare, il biotech, si sono addirittura avvantaggiati nella crisi, e hanno registrato un rialzo inatteso. E alla fine abbiamo avuto outperformance importanti, per il fondo sul Giappone addirittura fino a quasi il 30% sopra il benchmark. È interessante notare che durante la crisi la resilienza non è sempre venuta da aziende che tipicamente se la cavano in una normale recessione.

Una realtà come Medtronic, leader nella tecnologia medica, solitamente mostra una buona capacità di recupero dei guadagni durante una recessione. In questa crisi, però, i pazienti hanno avuto paura di recarPeople oltre 180 professionisti da 30 paesi diversi 30 Marzo / Aprile 2021 l’esposizione a settori che hanno sofferto durante la pandemia come turismo e compagnie aeree, con una grande attenzione agli utili e alla qualità delle singole società. Puntiamo, per esempio, su Amadeus che è un fornitore di servizi turistici europeo che abbiamo da molto tempo in portafoglio e che in quanto leader tecnologico manterrà certamente le sue quote di mercato, e sulla compagnia aerea low cost Wizz Air. Ci sono poi altre società verso le quali abbiamo aumentato l’esposizione, come Louis Vuitton e Inditex, che sono leader nel lusso e nel fast fashion. Non solo hanno dimostrato di sapersi rimettersi in gioco rapidamente, cavalcando la transizione tecnologica verso l’e-commerce, ma potranno beneficiare delle future riaperture delle attività commerciali, continuando a crescere. Guardando oltre il 2021, crediamo che sarà fondamentale continuare a monitorare la crescita futura degli utili delle società di qualità in cui investiamo, e che si possa continuare a fare bene su un orizzonte temporale di lungo termine, mantenendo una superiorità in termini di utili rispetto al benchmark e la disciplina in termini di valutazione. Vi sono aree geografiche più promettenti di altre?

Noi siamo stock picker e dunque non ci posizioniamo a livello macroeconomico su delle particolari zone geografiche. Però le posso dire come siamo posizionati con il nostro fondo globale: il peso degli Stati Uniti è attualmente inferiore di oltre 20 punti percentuali rispetto al benchmark, il Giappone (+7%) e i mercati emergenti (+16%), con un focus su Cina e Taiwan, sono invece i principali sovrappesi geografici. Restiamo neutrali sull’Europa. Guardando le 10 posizioni più importanti del portafoglio notiamo soprattutto società asiatiche come Alibaba, Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, Inner Mongolia Yili, ma abbiamo anche le americane Microsoft e Visa. In generale cerchiamo società di qualità che facciano crescere gli utili a due cifre e a un ritmo costante per un periodo di almeno 5 anni. Quali sono i fondi che hanno meglio performato nel 2020? I fondi Comgest Growth Japan e Comgest Growth Asia hanno mostrato la migliore performance assoluta e relativa della nostra gamma, con rendimenti del 32% e 28% (euro; in termini assoluti) e del 31% e 19% rispetto ai rispettivi indici di riferimento. Il fondo Global Flex invece è stato il più efficace nel ridurre il calo del mercato del 2020, dal 33,4% al 15,4%. È un prodotto che abbiamo lanciato tre anni fa proprio per offrire a chi non vuole essere esposto al beta del mercato, un profilo di volatilità inferiore rispetto al classico fondo azionario long-only. Può essere una valida alternativa alla liquidità e agli investimenti obbligazionari. Recentemente avete ampliato il vostro team Esg.

Quanto è importante per Com- “La valutazione dei criteri ambientali, sociali e di governance è fondamentale nel processo di selezione dei titoli di alta qualità da inserire nei nostri portafogli“ 2021 Marzo / Aprile 31 gest questo aspetto e come lo implementate nel vostro stile di gestione? Naturalmente, nel processo di selezione dei titoli di alta qualità da inserire nei nostri portafogli, la valutazione dei criteri ambientali, sociali e di governance è fondamentale, perché possono avere un impatto a lungo termine sull’andamento di una società. L’Esg era un trend già prima del covid, la pandemia ha aumentato l’attenzione al tema, a livello globale e ancora di più a livello finanziario. Ma non c’è solo il covid a spingere in questa direzione. È appena entrata ufficialmente in vigore la Sfdr (Sustainable finance disclosure regulation), la normativa europea che ci impone di essere ancora più chiari con gli investitori su come posizioniamo i nostri investimenti. Dato che siamo “ossessionati” dall’aspetto qualitativo, già da parecchio avevamo incluso nei nostri criteri di valutazione la «G».

Una buona governance fa la differenza. Col tempo poi i fattori «E» e «S» sono diventati sempre più importanti. Sappiamo che appena una società ha un problema di tipo ambientale o sociale, l’impatto negativo sulla performance finanziaria è immediato. Nel mondo hedquarter a Parigi e uffici ad Amsterdam, Boston, Bruxelles, Dublino, Düsseldorf, Hong Kong, Londra , Milano , Singapore, Sydney, Tokyo Per questo, circa 5 anni fa abbiamo creato un team Esg dedicato. E di recente è raddoppiato di numero, passando da tre storici membri a sei in poco più di un anno. Gli analisti Esg partecipano al team di gestione. Ogni società riceve un punteggio Esg e questo è un impatto decisivo sui modelli che vengono utilizzati per selezionare le società su cui investire. Comgest ha ottenuto un punteggio A+ per tutti e tre i pilastri (strategy & governance, listed equity – incorporation, listed equity – active ownership) dell’Un Pri Assessment. Abbiamo condotto oltre 130 attività di engagement al fianco di aziende solo nel 2020 e abbiamo partecipato a diverse attività di collaborazione significative, tra cui la prima iniziativa di engagement a livello nazionale guidata da investitori con il Brasile sulla deforestazione.

Ci siamo anche impegnati con le big tech Facebook e Google su temi legati ai diritti umani, alla privacy e alla protezione dei dati. Ma non abbiamo mai avuto bisogno di creare fondi con l’etichetta Esg o Sri, che a volte sembra un po’ posticcia. Aver integrato i fattori Esg in tutto il nostro processo di investimento è una conseguenza naturale del nostro stile di gestione. Altrimenti non potremmo individuare le società migliori, quelle che ci aspettiamo possano crescere almeno del 10% all’anno.

 

Tratto da New Asset Management Marzo-Aprile 2021

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