La rivoluzione verde dà nuova energia ai titoli del settore utility

Condividi su linkedin
LinkedIn
Condividi su email
Email
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram
Capital Group: La rivoluzione verde dà energia ai titoli del settore utility

Capital Group: Dopo tre anni, continuativi di performance stellare, nel 2021 i titoli del settore dell’energia rinnovabile sono tornati con i piedi per terra.

 

Ma il futuro dell’energia verde è ancora promettente, perché la transizione mondiale verso un’economia a basso tenore di carbonio sta acquisendo sempre più slancio. Nel breve periodo, i timori degli investitori in merito all’aumento dei rendimenti obbligazionari e dell’inflazione hanno spinto al ribasso il settore dei servizi di pubblica utilità. E il flusso enorme di liquidità negli investimenti ecologici degli ultimi anni ha alimentato il timore di una bolla verde. Tuttavia, a nostro avviso, le grandi aziende europee attive nel settore dell’energia pulita vantano fondamentali solidi. L’energia pulita beneficia di tre importanti venti di coda secolari: calo dei costi dell’energia rinnovabile, nuove politiche per l’energia e stimolo economico, fattori che noi definiamo “Triade Verde”: Calo dei costi delle rinnovabili Il motivo principale per cui ci aspettiamo che le aziende attive nell’energia pulita realizzino buoni risultati è il fatto che la tecnologia rinnovabile diviene sempre più economica afferma Capital Group

L’energia rinnovabile è già di per sé competitiva, e il costo per costruire un megawatt di generazione di energia pulita, che si tratti di eolico onshore, eolico offshore o fotovoltaico solare, sta calando e dovrebbe continuare a farlo. Ogni anno il costo medio di produzione probabilmente scende di una percentuale compresa tra il 10% e il 15%, e lo stesso discorso vale per i costi della capacità di accumulo in batterie o dell’idrogeno verde. Non abbiamo ancora notato alcun rallentamento significativo nel ritmo della riduzione dei costi. Con lo sviluppo delle nuove tecnologie e la crescita delle aziende attive nelle rinnovabili, i costi dovrebbero calare ulteriormente. Prendiamo ad esempio l’eolico offshore afferma Capital Group. I macchinari sono sempre più grandi, le tecnologie per installare e costruire le turbine stanno cambiando rapidamente e la filiera è in costante evoluzione. Un settore molto importante da tenere d’occhio è quello dell’idrogeno verde, considerato da molti esperti la chiave per la decarbonizzazione di settori come l’acciaio e le spedizioni. L’idrogeno è ancora costoso da produrre senza l’impiego di combustibili fossili, ma sembra che questa sarà la prossima innovazione tecnologica della transizione energetica. Analizzando i miglioramenti che si prospettano in relazione al costo della tecnologia utilizzata per creare l’idrogeno verde, oltre all’andamento tendenziale dei costi dell’energia pulita, prevedo un calo significativo: dovrebbe infatti scendere di tre quarti nei prossimi 5-10 anni, con un andamento molto simile a quello che nell’ultimo decennio ha caratterizzato il fotovoltaico e l’eolico onshore.

Esiste il rischio che le big oil possano accedere al settore dell’energia pulita e minacciare la dominanza degli attuali colossi delle rinnovabili, tra cui EDP, Enel, Engie, Iberdrola e Orsted. Ritengo tuttavia che il mercato stia crescendo a un ritmo sufficiente da lasciare spazio per tutti. E se da un lato aziende petrolifere come BP e Shell hanno iniziato a fare capolino nelle rinnovabili nell’ambito dei loro piani per lo zero netto, sarà difficile eguagliare le competenze, la portata e le pipeline esistenti dei colossi delle rinnovabili. Nuove politiche per l’energia La seconda componente della Triade Verde è la serie di nuove politiche elaborate dai vari Paesi per cercare di ridurre le loro emissioni di gas serra. Fino ad oggi, dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi dell’ONU nel 2015, sono stati fatti scarsi progressi nella decarbonizzazione dell’economia globale afferma Capital Group. Tuttavia negli ultimi mesi sembra che il mondo stia spingendo sull’acceleratore. Gli USA e la Cina, da sempre indietro sul tema del clima, si sono impegnate a ridurre le emissioni e orientarsi verso l’energia pulita. Ovviamente rimane da vedere come manterranno questi impegni, ma la direzione è piuttosto chiara.

Ad agosto, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico ha pubblicato un documento importante in cui dichiarava che il riscaldamento globale raggiungerà la soglia di 1,5 gradi Celsius entro il 2040, anche in uno scenario ideale in cui il mondo agirà velocemente per ridurre le emissioni di gas serra. Il Segretario generale dell’ONU António Gutteres ha definito questo report “un codice rosso per l’umanità.” Quanto rilevato alza l’asticella per il summit sul clima dell’ONU di novembre a Glasgow, noto come COP26, durante il quale i governi dovrebbero annunciare piani più ambiziosi per incentivare l’energia pulita. Anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), che ha sempre sottostimato la crescita delle rinnovabili, sembra oggi aver realizzato la portata degli sforzi necessari per scongiurare un disastro climatico. All’inizio dell’anno, la IEA ha pubblicato un report che mette in luce la necessità di incrementare gli investimenti nelle rinnovabili di tre volte entro il 2030. L’Unione Europea, già leader globale nell’energia pulita con una penetrazione delle rinnovabili pari al 20% circa, è destinata a una crescita elevata. L’UE ha pianificato di trarre metà della sua energia dalle rinnovabili entro il 2030, e il tanto atteso quadro di riferimento “Green Deal” dovrebbe fornire un’ulteriore spinta, considerando che il blocco intende ridurre le emissioni di gas serra raggiungendo lo zero netto entro il 2050. Il Green Deal dell’UE richiederà enormi investimenti (EUR 7.000 miliardi entro il 2050) che saranno tratti da un mix di investimenti privati, prestiti pubblici e finanziamenti sovvenzionati.

Quasi metà dell’investimento dovrebbe confluire nelle rinnovabili, nelle reti elettriche, nella capacità di accumulo delle batterie e in attività analoghe, tutti settori in cui le utility dovrebbero investire ampiamente. E questo, per le utility, significa crescita, e alimenta l’attrattiva del settore rispetto al passato. Stimolo economico post pandemia I governi di tutto il mondo stanno inoltre spingendo per l’energia pulita nell’ambito dei loro piani per stimolare l’economia dopo la pandemia afferma Capital Group. In molti Paesi, in particolare in Europa, gran parte dei finanziamenti messi a disposizione per la pandemia richiedeva un impiego orientato a ridurre le emissioni di carbonio. La Commissione Europea intende offrire finanziamenti ampliati dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) per sostenere ulteriormente i progetti legati alle rinnovabili vicini al completamento finanziario. La BEI si è inoltre impegnata a interrompere i finanziamenti ai progetti che prevedono l’uso di combustibile fossile, gas naturale compreso. Ci aspettiamo che le utility europee già ampiamente attive nel settore delle rinnovabili continuino ad espandersi. Aziende come Enel, Endesa, Iberdrola, EDP, Orsted ed Engie vantano solidi team dedicati allo sviluppo dell’energia pulita, la capacità di incrementare i loro progetti in costruzione e le pipeline più consolidate per i nuovi progetti di sviluppo. Esiste un potenziale globale anche al di fuori dell’Europa.

La IEA stima che gli investimenti nell’energia pulita (nelle rinnovabili, nelle reti e in altri settori) potrebbero raggiungere USD 5.000 miliardi l’anno entro il 2030, rispetto ai 2.000 miliardi attuali. La IEA e il Fondo Monetario Internazionale calcolano congiuntamente che questo investimento potrebbe incrementare di quasi 0,5 punti percentuali l’anno la crescita del PIL annuale globale. Secondo la IEA, questo potrebbe creare circa 10 milioni di nuovi posti di lavoro netti ogni dieci anni, oltre a posti di lavoro aggiuntivi in ambito costruttivo. La Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (AIIB) ritiene che le infrastrutture verdi siano un tema chiave per la ripresa post pandemia dell’Asia. Negli USA, il Presidente Joe Biden ha elaborato un piano per l’energia ambizioso e dettagliato. Pur essendo molto più ridotto del cosiddetto Green New Deal proposto dall’ala progressista del Partito democratico, rappresenta un enorme cambiamento rispetto alle politiche attuate dall’ex Presidente Donald Trump. Ad agosto, Biden ha firmato un ordine esecutivo che mira a incrementare le vendite di veicoli elettrici. Ha inoltre promesso di sostenere una legge che potrebbe incentivare ampi investimenti governativi con l’obiettivo di portare avanti l’impegno per la transizione degli USA verso lo zero netto entro il 2050. Conclusioni In definitiva, anche senza finanziamenti governativi, pochi fattori potrebbero far deragliare la rivoluzione dell’energia pulita. Le rinnovabili godono di una posizione privilegiata sul fronte economico, trainata da un calo dei costi destinato a proseguire.

Il settore non necessita di sussidi, nemmeno in un contesto di prezzi dell’energia ridotti. Lo slancio atto alla decarbonizzazione dell’economia mondiale è potente e sufficientemente durevole da trainare un cambiamento epocale. Questo significa che è ora di smettere di pensare alle utility come a investimenti statici e datati che non possono produrre una crescita a doppia cifra. Queste aziende non sono più bond proxy a crescita zero, e a nostro avviso sono destinate a produrre risultati di investimento molto solidi.

 

A cura di Bobby Chada, Investment Analyst di Capital Group

Condividi su linkedin
LinkedIn
Condividi su email
Email
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Non perdere le notizie sui mercati e gli investimenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *