Il risparmio per l’economia reale

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Private Banking

Una crescita globale in rallentamento, anche se ancora positiva, elevate incertezze politiche e mercati finanziari volatili. In questo scenario il private banking punta a costruirsi un ruolo a sostegno dello sviluppo economico del paese.

Dalla pianificazione degli investimenti fino all’assistenza nei passaggi delicati di un’impresa, come la successione o l’ingresso di nuovi azionisti (magari un fondo di private equity), per non dimenticare la gestione di importanti patrimoni anche di fronte ai temi fiscali piuttosto che alle protezioni assicurative. Il settore del private banking in questi anni ha allargato competenze, professionalità e servizi offerti alla clientela, sia che si tratti di un privato sia di un imprenditore, figure che spesso coincidono con gli aspetti diversificati, ma anche convergenti, della famiglia e dell’azienda.

Il private banker si è posto come prima regola quella di conoscere tutte le esigenze (finanziarie, assicurative, patrimoniali, successorie) di chi vuole salvaguardare i propri risparmi e ricavarne anche un rendimento. E come seconda quella di scegliere la migliore diversificazione.

Sapendo comunque che se i mercati remano contro, com’è successo quest’anno, si possono solo limitare i danni tanto che da gennaio non c’è un indice (azionario o obbligazionario) positivo. Al di là dell’andamento dei mercati, l’industria del private banking mostra comunque segnali positivi.

Nel 2018, ricorda Fabio Innocenzi, presidente di Aipb (l’associazione italiana del private banking) ha continuato a crescere in termini di raccolta netta (+2,7% a giugno), sebbene abbia cominciato a risentire di mercati finanziari in flessione e con una crescente volatilità. Il totale delle attività finanziarie gestite dall’industria del private banking era a giugno pari a 801 miliardi.

Le scelte della clientela private degli ultimi mesi hanno fatto registrare una crescita della preferenza verso i prodotti assicurativi (+9% da inizio anno) per il percepito maggiore grado di protezione dai cicli e la liquidità è cresciuta del 3%, come conseguenza della crescente incertezza.

Le prospettive del prossimo anno saranno influenzate, secondo il presidente di Aipb, da uno scenario di crescita globale in rallentamento, anche se ancora positiva, elevate incertezze politiche e mercati finanziari altamente volatili. Con l’Italia che «sembra presentare un rallentamento più marcato».

Questa situazione ha inciso negativamente sul clima di fiducia dei consumatori ma non ha avuto, per il momento, effetti sui giudizi riguardanti la situazione economica delle famiglie italiane, che complessivamente hanno una ricchezza di 4.300 miliardi, 2.500 circa dei quali rappresentano ricchezza investibile e di questi il 44% appartiene a nuclei benestanti, ossia con 500mila euro e più di attività finanziarie.

Quelle che comunemente sono considerate il target di clientela del private banking. Da questo segmento, in base alle previsioni di Aipb, alla fine del 2018 arriveranno 13 miliardi di nuove attività finanziarie per aumentare un patrimonio largamente diversificato, assistito, sottolinea Innocenzi, da servizi di consulenza evoluta, senza esigenze di immediata liquidabilità e quindi «adatti per investimenti di medio e lungo periodo, ideali per finanziare i progetti di sviluppo delle imprese. Esiste infatti uno spazio non utilizzato della ricchezza e del risparmio private per il finanziamento dell’economia reale italiana».

Il ruolo del private banking a sostegno dello sviluppo economico del Paese «può risiedere nell’orientare la sua clientela verso scelte di investimento che uniscano il legittimo interesse privato alla performance finanziaria all’interesse collettivo». Inserendo quindi gli investimenti nell’economia reale all’interno di un portafoglio che vede il cliente target del private banking con un patrimonio di 1,5 milioni privilegiare le gestioni patrimoniali (16%), le azioni (9%), i fondi azionari (9%), quelli bilanciati (8%) e obbligazionari (6%), una quota crescente di liquidità (14%), un 20% in prodotti assicurativi e il resto in bond e titoli di Stato. In Italia sono oltre 10mila le aziende con un fatturato superiore a 20 milioni, delle quali il 65% a controllo familiare e con l’età media del leader in azienda di 60 anni. È questa la fotografi a del cliente-imprenditore che rappresenta circa l’80% della clientela servita dal private banking in Italia.

«Tipicamente», spiega Paolo Federici, Italy market head di Ubs Wealth Management, «le esigenze che un imprenditore vuole affrontare con il proprio banker di fiducia coprono i tre principali pilastri della ricchezza: la famiglia, l’impresa e il patrimonio». L’irrazionalità è il rischio più grande che un imprenditore può correre nel prendere le proprie decisioni. E il private banker può aiutarlo ad affrontare nel modo più lucido possibile i cambiamenti e, possibilmente, coinvolgere in questo anche il resto della famiglia.

In generale, le aziende familiari in Italia devono fare i conti con il ricambio generazionale: meno del 30% delle 10mila imprese con ricavi oltre i 20 milioni ha vissuto un passaggio del testimone negli ultimi 15 anni. E senza un’appropriata consulenza, è possibile perdere anche il 50% del valore durante la fase di transizione. «Per un imprenditore», aggiunge Federici, «è difficile cedere il comando, anche se si tratta dei propri figli. I maggiori successi si ottengono realizzando il passaggio in stretta collaborazione tra vecchia e nuova generazione, cogliendo l’occasione per portare in azienda capitale, competenze e network».

Le imprese italiane sono quelle che in Europa da sempre fanno più ricorso alle banche per finanziare crescita e investimenti. La conseguenza è che oggi si ritrovano poco capitalizzate. Un rafforzamento duraturo delle aziende italiane necessita invece di continuità nei piani di investimento.

Per questo la ricerca di capitale tramite la Borsa, fondi di private equity, family office, è un passaggio importante e molto più sentito rispetto a qualche anno fa. Agli imprenditori, spiega sempre Federici, serve una solida strutturazione dell’assetto patrimoniale per gli obiettivi familiari e successori e, in generale, per tutte le necessità di pianificazione che si possono presentare nell’arco della vita.

Quindi è importante proteggere il patrimonio dai rischi imprenditoriali, per esempio attraverso soluzioni finanziario-assicurative effettuando un’analisi di partenza accurata e approfondita dell’intero patrimonio per ottimizzare le disponibilità dei diversi asset, per poi implementare soluzioni, di investimento e di finanziamento, che considerino anche le differenti fonti di reddito per costituire un capitale di lungo periodo che garantisca il futuro finanziario dell’impresa e della famiglia.

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