Tattica di portafoglio per generare alpha

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Cash collect, a barriera europea, a capitale protetto, a leva. Come i certificati d’investimento possono aiutare gli investitori a ottenere una gestione ottimale del portafoglio

 

Èsempre più difficile trovare rendimenti che possano soddisfare gli investitori. Se i classici prodotti del risparmio gestito devono essere valutati sul lungo periodo, ci sono strumenti che possono aiutare a migliorare le performance di portafoglio ed eventualmente attenuare le fasi di volatilità dei mercati. In particolare, un uso sapiente e attento dei certificati può fare la differenza. Riccardo Falcolini, sales public distribution Italy di Unicredit, e Pierpaolo Scandurra, director di Certificate Journal, sono intervenuti nel corso dell’Asset Management Tv Week di Le Fonti Tv 2021, per spiegare che i certificati sono uno strumento tattico, e possono essere adatti a tutti i portafogli. Falcolini. I certificati possono fare la differenza, soprattutto di questi tempi, perché possono permettere di trovare rendimenti alternativi a quelli classici, come i bond per esempio. Nel corso del 2020 abbiamo riscontrato un notevole interesse verso il mondo dei certificati, non solo da par- 2021 Maggio / Giugno 55 te di una clientela retail che già li conosceva, ma anche da parte dei consulenti finanziari che in questi strumenti hanno trovato un prodotto alternativo per la costruzione dei loro portafogli o anche per il ribilanciamento degli stessi. Stanno diventando uno strumento abituale, quasi familiare, che viene sempre più consultato ed è sempre più presente all’interno dei portafogli. Scandurra.

I certificati continuano a essere degli strumenti alternativi: non sostituiranno mai il 100% del portafoglio di un cliente, sia che si tratti di un cliente fai da te sia di un cliente in consulenza. I certificati sono complementari agli strumenti tradizionali. Forse definirli innovativi, dopo tanti anni, potrebbe non essere più necessario. Sono entrati ormai di diritto nei portafogli degli investitori, fermo restando che c’è ancora un margine di crescita enorme. Si tratta di strumenti derivati, complessi, che non possono essere detenuti oltre una certa percentuale, soprattutto se il portafoglio è in consulenza. Come vanno maneggiati i certificati? Falcolini. Lo ripeto sempre, forse a costo di risultare un po’ noioso: la formazione, lo studio, la conoscenza di uno strumento deve avvenire prima che si acquisti e si inserisca in portafoglio. Può sembrare scontato ma non lo è. Bisogna capirne le peculiarità in termini di benefici ma soprattutto in termini di rischi. È di fondamentale importanza stimare correttamente (e per questo ci sono gli esperti) quanto allocare sui vari strumenti finanziari, avere il giusto bilanciamento in portafoglio, ma soprattutto bisogna analizzare la propria propensione al rischio, e quindi la quantità massima di denaro che si è disposti a perdere. Anche questa è una valutazione da fare prima di entrare sui mercati, perché permette di operare in modo razionale e non irrazionale. Si può stimare quant’è idealmente la percentuale di certificati da inserire nel portafoglio? Scandurra. Di solito si sta tra il 15 e il 20% del portafoglio, fino a un massimo del 30%. Oltre non si può andare. Dipende molto dall’area di portafoglio che si intende coprire, se ho in portafoglio un 10% di obbligazioni corporate, posso sostituirle con certificati a capitale protetto incondizionato, si tratta di certificati senza barriere: non si può perdere il capitale se non per il default dell’emittente. Quali sono le tipologie di certificati più frequenti, quelle più consigliate, quelle più adatte da inserire in un portafoglio, visto il contesto particolare in cui ci troviamo, considerando la volatilità dei mercati che, comunque, nonostante gli scossoni esogeni, hanno retto? Falcolini.

Nell’ultimo periodo stiamo riscontrando un forte interesse verso quegli strumenti a rendimento che permettono un incasso cedolare costante nel tempo: i certificati «cash collect». Riccardo Falcolini, sales public distribution Italy di Unicredit Pierpaolo Scandurra, director di Certificate Journal 56 Maggio / Giugno 2021 Un’altra tipologia di prodotto inseribile all’interno del portafoglio è quella dei certificati con barriere europee, osservate solo a scadenza. La barriera europea elimina in parte il rischio, mentre un prodotto a barriera continua rischia appunto che la barriera venga infranta durante la vita dello strumento in caso di ribassi o in caso di incrementi di volatilità. Che poi è quello che abbiamo osservato a marzo dell’anno scorso, quando è scoppiata la pandemia, con tutti i prodotti a barriera continua che hanno visto le loro barriere violate, mentre c’è stata una sorta di resilienza dei prodotti a barriera europea che, seppur inizialmente hanno perso valore, avendo una barriera osservata a scadenza, hanno recuperato buona parte del loro valore con la ripartenza dei mercati. Scandurra. Quando compro uno strumento passivo, seguo direttamente il mercato; quando mi affido a un gestore, cerco di cogliere la sua abilità nel fare gestione attiva; con un certificato, cerco di trovare dei rendimenti o maggiore protezione anche se il mercato non va nella direzione sperata. Dietro a un certificato c’è una strategia in opzioni, che viene cartolarizzata, quindi impacchettata, dall’emittente e messa a disposizione degli investitori. Facciamo qualche esempio concreto… Falcolini.

Tra i certificati che si possono trovare su investimenti.unicredit.it prenderei per esempio quello con Isin DE000HV4LS23: la famiglia è quella dei il cash collect, ovvero si tratta di un certificato che paga delle cedole, a determinate date prefissate dall’emittente. In questo caso il pagamento cedolare ha cadenza trimestrale. Analizziamo le varie caratteristiche: «worst of», significa che il valore del cash collect dipende dall’andamento di un paniere di titoli. I sottostanti sono Lufthansa, Paypal e Pfizer. Il valore nominale è 100 euro, ha una scadenza ad aprile 2024, ma ricordiamo che sono prodotti negoziati sul mercato Sedex di Borsa italiana e quindi chi lo acquista non deve necessariamente aspettare la maturity, può anche liquidare l’investimento prima della scadenza. Il capitale è condizionatamente protetto, fino a un ribasso del 40% dei sottostanti. La barriera infatti è posta al 60%, rispetto al valore di fixing iniziale e verrà osservata solo a scadenza. Come funziona questo prodotto? All’inizio paga una cedola un po’ più corposa, che è il maxi premio iniziale. Si tratta di un maxi premio condizionato: significa che la cedola sarà pagata solo nel caso in cui alla data di osservazione, che è luglio 2021, tutti i sottostanti saranno al di sopra del loro livello di barriera. Altra caratteristica di questo prodotto è che oltre alla prima cedola, il prodotto potrà corrispondere delle cedole trimestrali di 2,20 euro ciascuna, sempre a condizione che alle date di osservazione tutti i sottostanti siano al di sopra del loro livello di barriera. Infine, il certificato gode della caratteristica di autocollability, e cioè a sei mesi dall’emissione, a ottobre 2021, in corrispondenza del pagamento della seconda cedola, questo prodotto può essere richiamato in anticipo se tutti i sottostanti sono al di sopra del loro valore strike, quindi al di sopra del 100%. E verrà rimborsato il nominale più la cedola corrispondente (non si tratta di una facoltà dell’emittente, ma di una clausola del certificato). Scandurra. Quella appena descritta è una di quelle strutture che piacciono ai consulenti finanziari, perché riesce a offrire contemporaneamente ottimizzazione fiscale del portafoglio e ricerca di rendimento anche in un contesto di mercato non positivo, cosa che non è da escludere dopo il tanto correre dell’ultimo anno. Come sappiamo, tutti gli strumenti finanziari generano minusvalenze, che finiscono all’interno del cosiddetto zainetto fiscale. Purtroppo non tutti gli strumenti finanziari consentono la compensazione, ad esempio i fondi comuni possono generare minusvalenza ma la plusvalenza non è un reddito utile per la compensazione. Ecco invece che con questo genere di certificati si può ottenere un rendimento, che è un reddito cosiddetto diverso, che può compensare le minusvalenze.

Non solo: è un certificato che offre un rendimento annuo potenziale (potenziale perché potrebbe anche capitare che non paghi) che può arrivare al 13%. Se i titoli non perdono più del 40% si rientra appunto in possesso del capitale e il rendimento annuo medio di questo certificato in questo momento sul mercato è del 13%, durata massima tre anni. 2021 Maggio / Giugno 57 Falcolini. Rimaniamo sempre nella famiglia dei cash collect, però con caratteristiche diverse. L’obiettivo in questo caso non è più la maxi cedola iniziale, ma premi costanti nel tempo e una maggiore protezione legata alla presenza dell’effetto airbag. Isin DE000HV4K0A9: è un cash collect airbag worst of su un paniere i titoli. In questo caso i titoli sono Amazon, Netflix e Tesla. Come funziona? Paga delle cedole trimestrali, sempre condizionate, per un ammontare di 4,5 euro per cedola. La cadenza è trimestre quindi c’è un rendimento potenziale annuo, nel caso in cui vengono incassate tutte le cedole, del 18% circa. Sono delle cedole condizionate, che vengono pagate nel caso in cui tutti i sottostanti siano al di sopra del loro valore barriera, che pari al 60% del fixing iniziale. Quindi cosa succede alla data di rilevazione? La cedola può essere pagata oppure no, ovviamente. In quest’ultimo caso il certificato può contare sull’effetto memoria: se anche uno solo dei sottostanti presenti all’interno del paniere è al di sotto della barriera, la cedola non viene corrisposta, ma può essere recuperata alla data di osservazione successiva, sempre nel caso in cui tutti sottostanti siano al di sopra della barriera. L’effetto protezione invece è dato dalla airbag, che si attiverà solo in caso di crash alla scadenza, che è a gennaio 2023: basterà che è uno solo dei sottostanti sia al di sotto della barriera per perdere la protezione del capitale, ma si attiverà l’airbag che permette di ridurre la percentuale di perdita subita dal certificato. Falcolini. Se il certificato con maxi premio piace molto ai consulenti per la possibilità di compensazione fiscale, questa struttura invece piace perché permette di investire sul mercato azionario, in maniera implicita, ma con un’ulteriore protezione data dall’airbag.

Nel caso specifico, se si vuole investire su Tesla, si può prendere posizione sul titolo comprandolo direttamente sul mercato americano (se sale si guadagna, se scende si perde) oppure si può acquistare questo certificato: se il titolo sale si guadagna il 18% annuo, se scende del 30% si guadagna comunque il 18% , se scende del 50% si perde il 20%. Ai certificati si rivolgono di più gli investitori giovani o quelli di età più adulta? Falcolini. Dipende. Per esempio, il certificato su Tesla, Amazon e Netflix attrae maggiormente un pubblico giovane che magari vede nel trading un’attività che potrebbe perseguire per i prossimi anni. Invece un pubblico un po’ più maturo sceglie strumenti più protettivi, che paghino un po’ meno ma che possano ricordare l’esperienza fatta negli anni passati, magari su titoli di stato che pagavano premi importanti e che oggi non ci sono più.

 

Tratto da Asset Management maggio-giugno 2021

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